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DISFUNZIONE ERETTILE - TERAPIA FARMACOLOGICA ORALE

Le dico che avrebbe potuto assumerlo tranquillamente perché il Collega che lo ha prescritto ha sicuramente escluso le controindicazioni, che sono limitate. Queste sono la contemporanea assunzione di particolari farmaci per la malattia ischemica del cuore (nitrati) o la presenza di una rara malattia genetica che interessa la retina, gli occhi; ma questa viene diagnosticata in età pediatrica e quindi il paziente ne è certamente consapevole.

Questi farmaci sono sicuri anche nei cardiopatici e non sono controindicati nemmeno in chi ha già subito un infarto. Se si seguono le indicazioni del medico, che valuta il paziente in tutte le sue necessità e potenzialità fisiche, non solo per l’attività sessuale, il paziente può assumere questi farmaci in assoluta sicurezza.

No, perché questi farmaci sono compatibili per ogni uomo che possa svolgere la normale attività fisica propria della sua età anagrafica.

No. Questi farmaci, che sono in tutto tre, agiscono con lo stesso meccanismo di azione. Ritardano la degradazione ovvero l’eliminazione di una sostanza fondamentale per l’erezione che è l’ossido nitrico; con questi farmaci ne viene ritardata l’eliminazione , nei corpi cavernosi se ve determina una concentrazione maggiore, e quindi l’erezione è più efficace e più pronta. Per quanto riguarda la spontaneità del rapporto, ed è questa una domanda che si pongono soprattutto le donne, va chiarito che questi farmaci rendono più rapida e consistente l’erezione se c’è desiderio di intimità, non determinano l’erezione a prescindere dal desiderio. A volte il desiderio può essere disturbato o annullato dall’ansia del rapporto, dovuta a vari fattori, e allora il farmaco può essere utile a contrastare l’effetto negativo che questo disagio psicologico ha sulla erezione.

Gli afrodisiaci sono un mito che non trova riscontri nella realtà. Ma è certo che quando l’uomo può constatare di avere ritrovato vigore fisico, quando avverte che può ottenere una erezione di consistenza valida e durevole, ritrova sicurezza e questo favorisce moltissimo l’aumento del desiderio.

No. La dipendenza può essere di natura psicologica se il farmaco èautogestito dal paziente e ne fa uso quando non è necessario; questo di solito non si verifica se si è seguiti dall’Andrologo perché lo specialista è in grado di valutare gli aspetti psicologici del caso, e su questi aspetti gli effetti della terapia. Per quanto riguarda l’azione del farmaco, questa non è soltanto sintomatica, ma anche terapeutica. I pazienti che presentano cause organiche di disfunzione erettile e che li assumono con regolarità hanno miglioramenti oggettivi, quindi non legati a valutazioni personali, della loro attività sessuale, proprio perché la terapia migliora la funzionalità dei corpi cavernosi.

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EIACULAZIONE PRECOCE

Sulla definizione di eiaculazione precoce non c’è tuttora un accordo univoco perché tra gli specialisti è diverso il giudizio sulla “durata normale “ della penetrazione, sul “numero normale” delle spinte pelviche, sul “controllo normale “ della eiaculazione in rapporto alla capacità o velocità orgasmica della partner. Una definizione recente, che trova ampio consenso, definisce l’eiaculazione precoce la carenza o assenza del controllo volontario della eiaculazione a prescindere dai fattori prima ricordati, ma questa definizione, se libera l’uomo dalla “responsabilità” di una risposta eiaculatoria intempestiva rispetto alla capacità orgasmica della partner, tuttavia, se non spiegata ai non addetti ai lavori, potrebbe indurre a ritenere che la “normalità” sia il controllo assoluto e a tempo indeterminato della eiaculazione.

Un criterio è valutare che la difficoltà a controllare l’eiaculazione è un disagio avvertito in modo ripetitivo, persistente, oppure che è legato a particolari situazioni, o che invece è un evento sporadico nella attività sessuale. E’differente la situazione di chi non riesce a controllare mai l’eiaculazione prima o appena dopo la penetrazione, oppure non riesce a controllarla mai oltre le 15-20 spinte pelviche, oppure lamenta inadeguato controllo perché da tempo è in astinenza per motivi logistici o relazionali. Si può considerare normale una risposta eiaculatoria rapidissima in un determinato contesto e invece disfunzionale, anche se più differita, in altra situazione.

La prima domanda che si pone è da quanto tempo si ritiene di avvertire il problema, se cioè si ritiene di avere sempre avuto un controllo insufficiente della eiaculazione ovvero se questo è intervenuto successivamente ad un periodo ritenuto normale. Così si distingue l’eiaculazione precoce in primaria e secondaria.

No. Sia nella eiaculazione precoce primaria, ovvero presente dall’inizio della attività sessuale, sia nella eiaculazione precoce secondaria, ovvero manifestatasi dopo una fase riferita normale, possono insistere sia cause psicologiche che cause organiche.

Una delle cause più frequenti è la brevità del frenulo, che determina una accentuata trazione alla base del glande, inducendo il riflesso della eiaculazione, e quindi l’orgasmo. Questa piccola anomalia, come le altre cause organiche, determina poi una sovrapposizione psicologica perché induce l’abitudine alla risposta rapida prima che il paziente ne abbia consapevolezza, e poi si aggiunge l’ ansia da prestazione quando il problema è avvertito.

A parte la ricordata brevità del frenulo è stata ipotizzata in alcuni soggetti una accentuata sensibilità costituzionale per la presenza di una maggiore innervazione sensitiva, ma tuttora ha il valore di ipotesi.

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GINECOMASTIA

La ginecomastia è l’aumento volumetrico di una o di entrambe le ghiandole mammarie maschili.

No. Perché si possa definire ginecomastia l’aumento di volume della ghiandola deve essere sostenuto da proliferazione dei dotti mammari e dello stroma periduttale. In caso contrario si parla di falsa ginecomastia o di pseudo ginecomastia.

L’aumento del tessuto adiposo (lipomastia), l’infiltrazione infiammatoria, una neoplasia.

Le cause sono varie ma tutte riconducibili alla azione degli estrogeni, gli ormoni femminili.

L’azione degli estrogeni è fondamentale ma questo non implica che ci sia sempre un aumento in assoluto di questi ormoni. Questo si può anche verificare ma sono fattori importanti, oltre che i livelli in circolo, il rapporto tra questi e i livelli di ormoni maschili (aumento relativo) oppure un alterato metabolismo degli ormoni maschili o l’assunzione di farmaci interferenti con l’azione degli androgeni, oppure l’aumento di trasformazione periferica degli androgeni in estrogeni e/o una accentuata sensibilità dei recettori periferici alla azione degli estrogeni.

Certamente; conviene passare in rassegna le varie forme di ginecomastia vera, sia fisiologica che patologica, con i relativi meccanismi patogenetici.

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INVECCHIAMENTO E FUNZIONE SESSUALE

L’invecchiamento determina modificazioni in tutte le attività del corpo umano e quindi è inevitabile che anche l’attività sessuale manifesti dei cambiamenti ma, come per tutte le altre funzioni, anche la risposta sessuale è legata allo stato di salute generale (malattie e farmaci in terapia cronica), allo stile di vita, alla continuità nell’attività, al benessere psicologico e sessuale.

La disfunzione erettile (impotenza), l’eiaculazione ritardata, l’eiaculazione precoce.

La prevalenza della disfunzione erettile, ovvero il rapporto tra il numero di casi rilevati in una popolazione e il numero di persone a rischio nello stesso periodo è stimata al 19% tra i 50 e i 69 anni e al 36% tra i 60 e i 70 anni.

Nella realtà probabilmente la disfunzione erettile è ben più diffusa nella popolazione e viene sottostimata per la persistente carenza di consulto specialistico.

L’ipertensione arteriosa, le patologie cardiovascolari, le dislipidemie, l’insufficienza renale, la depressione, il tabagismo (fumo) e, soprattutto, il diabete che, come patologia madre di tante altre, determina un sensibile anticipo nelle manifestazioni dell’invecchiamento in generale e della disfunzione erettile in particolare.

Sono numerosi e occorre ricordare che gli effetti collaterali negativi dei farmaci sull’uomo che invecchia possono essere esasperati. Dai beta-bloccanti, ai diuretici, da vari farmaci necessari nell’insufficienza cardiaca, agli psicofarmaci, alla diffusa terapia cronica per l’ulcera/gastrite.

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La terapia con testosterone nella disfunzione erettile/impotenza

E’ vero, ma solo in parte. La riduzione di secrezione di testosterone nell’uomo, che si definisce ipogonadismo, è una condizione che si riscontra nel 25-30% degli uomini, a seconda delle fasce di età, ma un marcato deficit dell’ormone si riscontra soltanto nel 5-10% dei soggetti con impotenza/disfunzione erettile; quindi non tutti gli uomini con bassi livelli di testosterone lamentano impotenza.

No, il testosterone è necessario per gli aspetti psichici e funzionali della sessualità e i livelli devono essere adeguati per il desiderio sessuale, o libido, per una normale risposta erettile, ma anche per il metabolismo in generale, per il mantenimento della struttura ossea, per una adeguata forza muscolare, per il sostegno al tono dell’umore. Ma non si possono ricondurre gli eventuali disturbi di tutti questi aspetti al semplice dosaggio di testosterone: questo dosaggio infatti va considerato non solo come misura dell’efficienza funzionale del testicolo, ma anche come un indicatore del benessere psicofisico dell’uomo..

Perché se è vero che il testosterone è necessario per una adeguata risposta sessuale, per il desiderio sessuale, per un normale tono dell’umore, è anche vero che questi possono essere condizionati da altri fattori. Infatti il desiderio sessuale può essere inibito da conflitti o problemi esistenziali, e così lo stato di ansia/depressione, sia reattiva che primaria; tutte queste condizioni , se protratte nel tempo, oltre che interferire con l’equilibrio ed il benessere psichico, possono inibire notevolmente la secrezione di testosterone; i livelli dell’ormone tornano poi a salire appena migliorata o risolta la causa del disagio.

Certamente l’età anagrafica e poi tutte le patologie croniche, degenerative, neoplastiche che determinano un decadimento generale delle condizioni fisiche. Ma le cause più diffuse, meno drammatiche ma insidiose per le gravi conseguenze che determinano sulla salute, non solo sessuale, sono l’obesità, la sindrome metabolica, il diabete, condizioni patologiche quasi sempre interconnesse attraverso cui il paziente passa in un progressivo aggravamento della sua condizione fisica.

All’inizio ho ricordato che non tutti gli uomini con bassi livelli di testosterone lamentano disfunzione erettile, e anche per questa evidenza i dosaggi vanno interpretati in rapporto all’età e alle condizioni generali del paziente. E’ necessario premettere che spesso viene dosato il “testosterone libero”con l’errata opinione che dosare la quota di ormone biologicamente disponibile nell’organismo, perché non legato alle proteine che lo trasportano nel sangue, ci dia delle informazioni più attendibili; questo è sbagliato perché il dosaggio del “testosterone libero” è scarsamente attendibile per limiti intrinseci alla metodica di dosaggio e non al singolo laboratorio. E’ invece utile dosare il testosterone totale associando il dosaggio della SHBG, la proteina che trasporta in modo specifico l’ormone nel sangue e che, oltre a darci nel calcolo con il testosterone totale la quota di libero, è estremamente utile perché suggerisce ulteriori informazioni sullo stato di salute del paziente.

 Un valore basso di testosterone in un uomo giovane, se non dipende da disfunzione testicolare o ipofisaria, ha buone probabilità di essere legato a problematiche relazionali, psichiche. Un valore basso di testosterone in un uomo maturo, non anziano, ma obeso, sedentario, può dipendere dalla disfunzione del suo metabolismo. Un valore basso di testosterone nell’uomo anziano, se in buone condizioni di salute, può dipendere dal fisiologico decadimento della funzione testicolare. Ma sono soltanto alcuni esempi del processo di valutazione clinica che svolge lo specialista per definire la diagnosi; l’esame obiettivo e i sintomi riferiti dal paziente, a parte quelli sessuali, sono fondamentali.

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PREVENZIONE DELLA SALUTE RIPRODUTTIVA IN ETÀ EVOLUTIVA

E’ il periodo compreso tra la nascita e il completamento dello sviluppo somatico e psichico. Viene suddiviso in 3 fasi: la prima dalla nascita ai 6 anni, la seconda dai 7 ai 13, la terza dai 14 al compimento dello sviluppo, che se inteso come piena maturazione fisica e psichica, si può estendere ai 23-25 anni.

Perché molte delle cause di infertilità in età adulta non si manifesterebbero se individuate e trattate in età evolutiva. Se consideriamo che già l’ambiente e gli stili di vita tendono a ridurre progressivamente la fertilità nella popolazione, si può intuire quanto sia importante questo argomento per le conseguenze sulla salute fisica e psichica della popolazione e per le ripercussioni economiche , sociali, politiche che l’infertilità determina.

Certamente perché si devono prevenire patologie comuni ad entrambi i sessi e patologie specifiche. Occorre rilevare che mentre nell’età adulta la donna trova nel ginecologo un riferimento sicuro e accessibile, per le bambine/adolescenti questo argomento non viene valutato adeguatamente per inconsapevolezza dei genitori , per insufficiente attenzione del pediatra o per carenza di specifica formazione endocrinologica del ginecologo di riferimento per la famiglia..

L’obesità e i ritardi di sviluppo (V.Pubertà Ritardata). L’obesità perché è in se patologia e poi causa di altre patologie endocrine e, soprattutto nelle ragazze, è causa di profonde alterazioni della funzione del sistema riproduttivo. I ritardi dello sviluppo puberale, oltre che costituire possibile elemento di condizionamento per l’armonica evoluzione psicologica dell’individuo, possono essere il sintomo di patologie endocrine, e non solo, ancora non diagnosticate.

Tutte le patologie croniche (insufficienza renale, diabete, malassorbimento), malattie genetiche, malattie endocrine a carico di varie ghiandole, sia di natura congenita che acquisita, gravi stati carenziali nella alimentazione, eccessivo stress fisico.

L’obesità determina alterazioni già di tipo meccanico, come ad esempio nel maschio favorendo la risalita nel canale inguinale dei testicoli ancora piccoli e tali da migrare con facilità nel canale inguinale. Inoltre nel maschio determina accentuazione dello sviluppo della ghiandola mammaria, con persistente ginecomastia anche in età adulta, oltre che una distribuzione dell’adipe di tipo ginoide, ovvero femminile. Questo si verifica per i valori ancora bassi di testosterone, che inducono nel soggetto una conformazione fisica lontana dai modelli tipici del sesso maschile. Nelle ragazze l’obesità causa in modo più evidente alterazioni della funzione endocrina ovarica. L’iperinsulinismo, la eccessiva secrezione di insulina, interferisce accelerando alcuni processi dello sviluppo somatico, interferisce sulla sintesi degli ormoni ovarici, e quindi sul ciclo mestruale, ritardando il raggiungimento di una matura regolarità e della capacità ovulatoria, che è presupposto per una potenziale fertilità. Le alterazioni nella funzione insulino -secernente del pancreas tendono poi a sostenersi per tutta la vita riproduttiva e oltre, condizionando il potenziale di fertilità e la salute della donna.

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IPOTIROIDISMO

L’ipotiroidismo è la ridotta, insufficiente, attività della tiroide, che non fornisce all’organismo la quantità necessaria di ormone tiroideo. L’ipotiroidismo può essere congenito o acquisito, primitivo o secondario, subclinico, clinico, grave…

Queste definizioni corrispondono a diverse situazioni e modalità con cui si manifesta la ridotta funzione della tiroide. Così parliamo di ipotiroidismo congenito quando si manifesta già alla nascita, acquisito quando si manifesta successivamente, primitivo quando è danneggiata direttamente la tiroide, che per questo non riesce a funzionare adeguatamente, secondario quando la tiroide non funziona perché non è stimolata adeguatamente dalla centrale del sistema endocrino che è l’ipofisi, subclinico/clinico/grave sono definizioni della entità della insufficienza funzionale della ghiandola.

La diagnosi è legata a sintomi clinici, come una fatica non giustificata per le attività quotidiane, sonnolenza di giorno e insonnia di notte, sensazione di freddo anche con temperature miti, sintomi che dipendono dalla gravità dell’ipotiroidismo e dalla età del paziente. Ma spesso la sintomatologia non è molto evidente e bisogna pensare all’eventualità dell’ipotiroidismo e verificarlo con esami di laboratorio.

Per la diagnosi basta dosare il TSH, che è l’ormone prodotto dall’ipofisi per stimolare la funzione della tiroide: tanto più il TSH è elevato tanto meno funziona la tiroide, che induce l’ipofisi ad aumentare lo stimolo per farle produrre la quantità necessaria di ormoni. Ovviamente se il TSH è elevato vanno dosati anche gli ormoni della tiroide fT4 ed fT3 per valutare adeguatamente la gravità dell’ipotiroidismo.

In alcune situazioni è obbligatorio. Alla nascita sui neonati va verificata obbligatoriamente la funzione della tiroide, per escludere l’ipotiroidismo congenito che, se trattato tempestivamente non determina alcun danno al bambino, ma se non diagnosticato arrecherebbe danni neurologici definitivi; ma questa è una eventualità che in Italia oggi si può escludere. Una situazione simile, ma tutt’ora controllata in modo non sempre adeguato è l’ipotiroidismo in gravidanza.

Perché molte donne, che prima della gravidanza presentano una normale funzione della tiroide, che abbiano o non abbiano familiarità per malattie della tiroide, possono manifestare nel corso della gravidanza una difficoltà della tiroide a produrre la quantità di ormone necessaria e, se questa situazione non è diagnosticata tempestivamente, nelle prime settimane della gravidanza il feto può risentirne in modo definitivo, manifestando con lo sviluppo una riduzione del potenziale intellettivo. In gravidanza inoltre i parametri di riferimento considerati ottimali per i livelli di TSH sono diversi che nella popolazione normale, allineati su valori più bassi, e questo non sempre è valutato con la corretta attenzione.

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LA PUBERTÀ FISIOLOGICA

E’il periodo della vita in cui inizia, si determina e si completa la maturazione degli organi della riproduzione e si manifestano i caratteri sessuali secondari; a questo cambiamento nella funzione dell’apparato riproduttivo si accompagna anche la crescita staturale caratteristica di questa fase.

Un progressivo cambiamento nei rapporti tra la “centralina”del sistema endocrino e riproduttivo che si trova nell’ipotalamo, alla base del cervello, le altre ghiandole e tutto il corpo; molto importante è il rapporto tra questa struttura e la massa di tessuto adiposo dell’organismo.

Soprattutto dalla predisposizione genetica, che si ritiene già alla nascita predisponga nell’individuo un timer per l’inizio della pubertà; a questo si associano tutti i fattori che possono condizionare lo sviluppo come la nutrizione, lo stato di salute generale, l’attività sportiva.

Sono l’iniziale manifestazione dei caratteri sessuali secondari: nella femminel’evidenza del bottone mammario (telarca), primo stadio della sviluppo del seno, e nei maschil’aumento di volume dei testicoli.

La comparsa dei peli al pube e/o alle ascelle indicano l’avvio della maturazione delle ghiandole surrenali, che producono anche esse ormoni sessuali; il fenomeno si definisceandrarca. L’andrarca è sincronizzato con l’inizio della pubertà e spesso lo precede di qualche mese.

Sì, sono variabili e in genere risentono di quei fattori che abbiamo accennato prima, ovvero la predisposizione, lo stato di salute, l’alimentazione, l’attività fisica.

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LA PUBERTÀ PRECOCE

Si può dire che la pubertà è precoce se in una bambina inizia prima dei 7 anni e in un bambino prima dei 9 anni (V. Pubertà Fisiologica).

In alcuni casi si può considerare un fenomeno fisiologico, anche se può determinare dei condizionamenti nello sviluppo dell’individuo, ma in altri è espressione di una malattia. Per questo il primo problema che si pone è la distinzione tra pubertà precoce vera epseudopubertà e tra pubertà precoce vera idiopatica e pubertà precoce vera da causa organica.

La pubertà precoce vera è la fase dello sviluppo dell’individuo che si determina per una modificata attività dell’ipotalamo e della ipofisi, per meccanismi che possono essere fisiologici, anche se precoci, oppure espressione di una malattia che interessa la regione ipotalamo-ipofisaria. La pseudopubertà invece indica delle modificazioni che sono dovute per la maggior parte ad alterata funzione di altre ghiandole dell’organismo, in genere surreni, testicoli, ovaie che, per motivi congeniti, come nei deficit enzimatici, o per tumori secernenti, producono ormoni sessuali; ma in questi casi il sistema ipotalamo-ipofisi rimane bloccato come è nell’infanzia..

Nel primo caso non si riscontra alcuna patologia, e per questo si definisceidiopatica, e spesso si trova una familiarità; nel secondo caso, da causa organica, l’attivazione del sistema ipotalamo-ipofisi è determinata da una patologia che si origina in quella area.

Da varie statistiche la pubertà precoce vera ha una frequenza di 1: 5-10.000 soggetti. E’ più frequente nelle femmine, con un rapporto rispetto ai maschi di 1:10, e nelle femmine nel 50% dei casi è idiopatica, mentre nei maschi nei 2/3 dei casi è organica, ovvero espressione di una malattia che interessa la regione diencefalo-ipofisaria.

La prima distinzione è tra le due situazioni. La pseudo pubertà, ovvero la comparsa di alcuni segni caratteristici dello sviluppo sessuale senza una attivazione del sistema ipotalamo-ipofisi-gonadi, in genere si manifesta molto precocemente rispetto alle età che abbiamo indicato come limite normale, tanto più se è causata da un deficit enzimatico. Inoltre la pseudopubertà a volte ha la caratteristica di manifestarsi in modo eterosessuale, ovvero con la comparsa di caratteri sessuali secondari caratteristici dell’altro sesso. Ci sono poi situazioni come l’ipotiroidismo, e più spesso fattori iatrogeni, ovvero da terapie, o alimentari, che possono determinare questo quadro clinico.

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LA PUBERTÀ RITARDATA

Nella femmina se a 13 anni non è ancora comparso il nodulo mammario (telarca) e nel maschio se a 14 anni il volume testicolare non ha raggiunto i 4 ml. (V. Pubertà Fisiologica). Ma si parla di pubertà ritardata anche quando il passaggio tra uno stadio e quello successivo, secondo le classificazioni di Tanner, è maggiore di 12 mesi nelle femmine e di 9,5 mesi nei maschi.

Oltre che l’esame clinico il calcolo dell’età ossea mediante la radiografia della mano: se il ritardo dell’età ossea rispetto a quella anagrafica è uguale o maggiore di 2 anni c’è la conferma di pubertà ritardata.

Il ritardo puberale può essere costituzionale, con precedenti familiari, più frequente nei maschi che nelle femmine, con rapporto di 2:1; di solito il padre del maschio e la madre della femmina hanno avuto analoga manifestazione della pubertà. Poi ci sono tutte lecause di sofferenza generale del soggetto e gli ipogonadismi.

Tutte le malattie croniche, dal diabete alla insufficienza renale, alle cardiopatie, alla celiachia, all’iposurrenalismo, alle affezioni respiratorie croniche, l’uso cronico di alcuni farmaci, ma anche le carenze nutrizionali severe (anoressia), l’attività sportiva particolarmente intensa e talvolta uno stato di forte disagio psicoemotivo.

Sì, anche se deve considerarsi poco probabile che la diagnosi di deficit di HGH si faccia a questa età e non nella prima infanzia.

La pubertà è determinata dalla attivazione dello sviluppo del sistema riproduttivo. (V. Pubertà Fisiologica). Gli ormoni sessuali giocano un ruolo essenziale nell’avviare in tutti gli organi e apparati il messaggio di avvio della crescita; la loro carenza ritarda l’avvio e ne condiziona l’evoluzione.

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NODULO DELLA TIROIDE

Non ci si deve preoccupare che possa trattarsi di un problema grave, ma è opportuno consultare subito il Medico di Famiglia e/o l'Endocrinologo.

Perché le malattie della tiroide si manifestano direttamente o indirettamente con noduli che costituiscono la maggiore parte di queste formazioni del collo e l'Endocrinologo è lo specialista che con piena competenza può effettuare rapidamente una diagnosi differenziale.

Già con la visita si può distinguere se il nodulo è di pertinenza della loggia tiroidea ovvero è un linfonodo aumentato di volume. E se si tratta di un linfonodo con la visita si può distinguere se è di pertinenza della tiroide o di altri organi. (v. Linfonodi del collo)

Una ecografia con valutazione doppler e un prelievo di sangue per dosare gli ormoni tiroidei, che ci indicano come funziona la ghiandola, e altre molecole che ne indicano l'eventuale stato di sofferenza (anticorpi, tireoglobulina, calcitonina)

Perché questo esame ci descrive anche la vascolarizzazione della ghiandola in generale, l'eventuale stato di infiammazione, e nei noduli ci descrive se sono dotati di vascolarizzazione interna o periferica.

Perché in generale se i vasi sanguigni circondano il nodulo senza penetrarlo questo probabilmente è costituito da tessuto inerte, come una cicatrice; invece se i vasi penetrano il nodulo possono alimentare un tessuto costituito da cellule che si riproducono, che crescono di numero.

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TIROIDE: AGOASPIRATO

E' la definizione della procedura diagnostica che consiste nella aspirazione, mediante un ago sottile, di materiale cellulare da un organo; quando la procedura è guidata dalla ecografia, che si effettua contemporaneamente, l'esame si definisce ecoguidato.

E' un'altra definizione dall'inglese di agoaspirato e significa "citologia con aspirazione mediante ago sottile".

No, non occorre anestesia locale perché l'ago utilizzato è molto sottile e la cute del collo , in corrispondenza della tiroide non è molto sensibile.

No. La tiroide si trova poco al di sotto della cute, difatti si apprezza bene con le mani, e per questo motivo anche il prelievo è superficiale; non c'è alcun rischio che l'ago penetri nelle vie respiratorie.

No. Non è mai stata descritta una diffusione di tumore tiroideo a seguito di ago aspirato. Ci sono organi in cui con questo prelievo c'è effettivamente un rischio di diffusione ma non dalla tiroide.

Soltanto nei soggetti con problemi di coagulazione del sangue o in corso di terapia anticoagulante. Ma per questi ci sono procedure adeguate per effettuare con sicurezza l'esame.

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TIROIDE: IL GOZZO

E' una malattia degenerativa della tiroide caratterizzata da un sovvertimento della struttura della ghiandola. Si paragoni la struttura della ghiandola normale a quella di una spugna sintetica, regolare e costante in tutte le parti, e quella interessata dal gozzo ad una spugna marina, caratterizzata da addensamenti e lacune..

E' la prima ipotesi di diagnosi quando si riscontra un nodulo a carico della tiroide (v.Nodulo tiroide). Può manifestarsi inizialmente con uno o più noduli nella tiroide o con un aumento diffuso del volume della ghiandola.

No, non c'è un rapporto tra dimensioni e funzione della ghiandola. Possiamo osservare ghiandole piccole e iperfunzionanti o grandi e ipofunzionanti.

E' molto efficace la profilassi mediante l'assunzione di sale iodato nella alimentazione, ma se si inizia nell'infanzia; non ha effetto positivo se la malattia si è già manifestata.

In alcuni casi si può curare e con buoni risultati. Ma se la diagnosi viene effettuata precocemente quando si registra o il semplice aumento di volume della ghiandola o la presenza di uno o più noduli di piccole dimensioni. Se per l'età del paziente o per le caratteristiche ecografiche della ghiandola si evidenzia che la patologia si è manifestata da tempo il miglioramento è improbabile e la terapia può eventualmente avere l'obiettivo di contenere l'involuzione della ghiandola.

 Si, si prescrivono ormoni tiroidei e nella maggior parte dei casi si somministra la levotiroxina. Quando si parla genericamente di ormoni ci si riferisce ai prodotti di varie ghiandole endocrine e ogni ormone ha azione ed effetti specifici. Così gli ormoni tiroidei hanno attività del tutto diversa dal cortisone , o dall'ormone della crescita, o dagli ormoni sessuali. Nella terapia si utilizza questo ormone che si definisce levotiroxina, che è la copia identica, ottenuta per sintesi, della formula naturale. Assumere la terapia non determina aumento di peso, se non si modifica il comportamento alimentare.

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TIROIDE: LINFONODI DEL COLLO

I linfonodi sono definiti a volte anche "linfoghiandole"; non fanno parte del sistema endocrino, ovvero degli organi che producono ormoni, ma del sistema immunitario. Sono stazioni di controllo, come i posti di blocco o le dogane, presenti in tutto il corpo per proteggere l'organismo da aggressioni infettive e, se questo si verifica, aumentano di volume. Ma a volte possono aumentare di volume per altre cause.

Spesso per episodi infiammatori locali non infettivi, come nelle contratture muscolari. A volte per malattie del sistema linfatico, come i linfomi, a volte perché sono sede di metastasi, perché i linfonodi hanno intercettato cellule tumorali provenienti da organi vicini. Ma già l'ecografia ci aiuta a individuare la causa dell'aumento di volume del linfonodo o linfoadenomegalia.

I linfonodi sede di semplice infiammazione, anche se aumentati di volume, generalmente conservano una struttura normale mentre i linfonodi sede di tumore hanno struttura sovvertita.

Per correlare alla tiroide l'aumento di volume dei linfonodi occorre considerare l'area in cui si evidenziano. I linfonodi tributari della tiroide , che drenano la linfa dalla ghiandola, si trovano nella regione anterolaterale del collo, pertanto se sono aumentati di volume i linfonodi nella parte posteriore o sotto la mascella si può ritenere che non ci sia rapporto con la tiroide.

Possono comunque essere aumentati di volume per tutte le cause prima ricordate ma in questa posizione bisogna prestare attenzione ad un eventuale tumore della tiroide.

Se l'aumento di volume di uno o più linfonodi del collo è il primo sintomo che si osserva esaminando la tiroide in modo completo (v. Nodulo tiroide) e se è fondato il sospetto della presenza di metastasi di tumore dalla tiroide, si procede anche con esame citologico mediante ago aspirato, con prelievo dal linfonodo sospetto.

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